Notte prima degli esami

Lanciato dai giornali e rilanciato sui social network, pare che ieri il trend del giorno sia stato “notte prima degli esami”, grazie al quale orde di quarantenni più o meno vip si sono scatenati a raccontare gli indimenticabili momenti della loro notte prima della maturità. Tutti, infatti, si sono premurati di assicurare che si ricordano benissimo, nei minimi particolari, cosa hanno fatto in quel lasso di tempo, con una tale tigna da far sospettare che l’interesse reale nel racconto non fosse testimoniare cosa si è combinato, ma rassicurasi e rassicurare tutti che, nonostante l’avanzare dell’età, non si è ancora completamente rincitrulliti.

E così, via, a narrare di passeggiate al chiaro di luna, ansie, bigliettini, ripassi dell’ultimo minuto, grandi serate con gli amici, avventure fantozzianamente incredibili e venate di una malinconia inconsapevole che viene aggiunta a bella posta dopo, perché a diciotto anni, e sotto maturità, non hai tempo di fare il filosofo e neanche ti interessa, e l’esame non è qualcosa di epico o di romantico, ma solo, nel migliore dei casi, una gran rottura di balle.

Se del senno di poi sono piene le fosse, della consapevolezza aggiunta a posteriori a grandi momenti della vita sono stracolmi i racconti dei vecchi, e ancora peggio di quelli che ancora vecchi non sono, ma sanno di stare per diventarlo; e quindi ne sono pieni, a volte fastidiosamente pieni, i ricordi di noi quarantenni o lì lì, che del resto sulla maturità dobbiamo giocoforza ripiegare, perché non abbiamo avuto guerre e nemmeno sessantotti, quindi il nostro rito unico di passaggio non è stato una granata o un tentativo di rivoluzione, ma, al massimo, quella volta in cui abbiamo cercato di fregare il prof di greco con un bigliettino infilato nella tasca dei jeans.

Quindi siamo lì, ad inventarci un’epica personale fatta di banale strizza per un ‘interrogazione, trasfigurando in mito qualche ora di sonno persa sui libri, drogati di caffè, che va raccontata coi i toni di una Iliade o di una Odissea.

Io, confesso, non mi ricordo cosa ho fatto la notte prima degli esami di maturità: non ne ho nessuna memoria e nessun particolare da sottolineare. Ma, contando che la mattina dopo mi dovevo svegliare presto, conoscendomi avrò fatto la cosa più logica da fare: ho dormito.

 

P.S: A tutti i maturandi vorrei dire: tranquilli, ragazzi, è solo un esame, niente di che. Passa. In bocca la lupo.

16 Comments

  1. Anch’io non ricordo nulla della notte prima degli esami. Ricordo il tema, invece: scelsi una traccia basata su una frase di Bobbio, che la ritrattò due giorni dopo. Un successone.

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  2. Io feci il tema di indirizzo, parlando di democrazia diretta e le sue derive in Tucidide. La commissaria me lo contesto in quanto troppo pessimista. Ora probabilmente è grillina.

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  3. Anche io ho dormito. Credo. (Sono passati “solo” sei anni, ma la mia memoria fa davvero troppo schifo…)
    I filosofi “da vecchi” non li sopporto… anche se mi fanno tenerezza!

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  4. Io il tema di italiano non me lo ricordo. Avendo fatto l’ITIS mi ricordo l’esame di sistemi informatici, in cui ero riuscito a scrivere quattro facciate di foglio protocollo con un programma in assembler, stupendo tutta la commissione, che valuto’ molto positivamente la prova, a quanto pare eravamo stati i due più nerd a decidere di scrivere il codice vero e proprio.
    Andai a compensare il tema di italiano non proprio brillante…

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  5. Anch’io ho dormito… i ripassi dell’ultimo minuto li ho sempre trovati deleteri.
    Però ricordo benissimo la mattina dell’esame: si iniziava alle 8:30, ma i miei compagni avevano decretato che dovevamo incontrarci alle 8 in punto. Io mi presentai con grande calma alle 8:15 e, quando arrivai, vidi il prof di filosofia (interno) venirmi incontro col telefonino in mano, quasi ingiuriandomi perchè mi stava chiamando da 10 minuti e io non rispondevo!
    Il resto è stato un circo!

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  6. È passato un pò di tempo e mi sfuggono i dettagli della mia personale Odissea da maturanda. Ricordo solo che ho ascoltato la canzone di Venditti, per anni ho aspettato quella sera per farlo. Allora, mi sembrava molto romantico e di buon auspicio.

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  7. me lo ricordo bene per una serie di motivi correlati: 18 Giugno 1986 – il 17 ci fu la partita dei mondiali Italia-Francia, dove perdemmo miseramente 2-0. Poi dormii saporitamente e feci i miei scritti (tema sula parola scritta, poco apprezzato dalla commissione, e compito di matematica senza pecche).

    L’orale invece fu il martedì dopo la prima domenica di Luglio. L’avevo passata in pantaloncini corti scampagnando e giocando a pallone in montagna, 1200 mslm, dalla mattina alle 8 alla sera alle 8, un sole spet-tta-co-la-re. Mi presentai vestito di lino bianco, oscenamente abbronzato, distinguendomi clamorosamente dai compagni di classe, pallidi ed emaciati.

    “Portavo” fisica e filosofia. Due filosofi non sapevo bene: Schelling e Spencer, il primo perché tra Fichte e Hegel, il secondo troppo prossimo a Darwin. La prima domanda fu “Che differenza c’e’ tra ‘lo sviluppo’ di Schelling e ‘L’evoluzionismo’ di Spencer”?

    La mia amica del cuore, che poco prima mi aveva tolto (strappato!) il libro di filosofia dalle mani mentre freneticamente cercavo di riguardare _proprio_ quei due, e svegliatasi presto la mattina solo per sentire me, si alzo’ e se ne andò, perdendosi cosi’ (anche) il mio orale di fisica.

    Qui, alla prima domanda “Cosa vuoi fare da grande”, risposi ingenuamente “Fisica!”, alla quale segui’ la domanda retorica del commissario “Ti dispiace se ti interrogo su _tutto_ il programma del triennio? Sai, fisica e’ impegnativa”…

    Lo fece.

    Gli risposi.

    Comunque dormii, dormo e dormiro’ senza incubi. Ne avrei ben donde! Invece continuo a riderci sopra!

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  8. Un trend addirittura? Non ho proprio fiuto, avevo notato il post di Zingaretti, devo dire che siccome mi è simpatico mi era perfino piaciuto ^_^ Mentre ti leggevo pensavo che anche io ho il vuoto totale riguardo la sera prima degli esami, il compito sul banco invece me lo ricordo, anche perché non andò bene come speravo 😛 Ma devo dire che per me è stato di gran lunga più emozionante quando sono stata commissaria d’esame alla maturità di una “mia” quinta.

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  9. Non ricordo nulla dei giorni precedenti l’esame di maturità, e a dire il vero neppure dell’esame stesso. Ricordo solo di aver presentato all’orale di italiano una “tesina” su Moravia ….un po’ perché in quel periodo mi piaceva e maggiormente perché ero abbastanza certo che il commissario non lo conoscesse bene.

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  10. nemmeno io me la ricordo, ma ricordo benissimo la brutta sorpresa del giorno dopo (presidente di commissione deceduto nottetempo, sostituto..prof di fisica e matematica che ha massacrato tutti su queste due materie, mettendo da parte il latino e il greco, con mia somma rabbia e tristezza…)
    ..e si, un’altra cosa che non dimenticherò mai è la sensazione bruttissima di essere fatta sedere nel banchetto attaccato alla cattedra ;(

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  11. a me è rimasto impresso perchè mi hanno bocciato, ho fatto due volte la terza liceo, come anche la 5a ginnasio (altro che 7 anni in tibet…)

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  12. Noi siamo andati a fare l’esame da privatisti allo scientifico di Portogruaro, con la cassetta di Bob Marley “Babylon by bus” a tutto volume … I wanna jam it with you … Jamming jamming jamming … Hope you like jamming too … We’re jamming … I wanna jam it with you … We’re jamming jamming … I’m jammed I hope you’re jamming too …

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  13. io l’ho fatto l’anno scorso, ed è stata una cosa normalissima. Ci aspettavamo chissà che rito di iniziazione, tipo “ragazzi adesso versate una goccia di sangue sul documento per provare il vostro passaggio all’età adulta” e invece quando sono uscita era tutto come prima.
    Ricordo che analizzando Fitzgerald in inglese la prof esterna mi aveva chiesto perché il mio lessico fosse american english e non inglese standard, e invece di dare la colpa ad internet le ho risposto che mi ero adeguata al romanzo americano. Era rimasta come sotto shock

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