8 Marzo

Non ho mai capito perché leggendo il mio blog qualcuno mi consideri una “femminista”.

Ho sempre pensato che assicurare alle persone di entrambi i sessi il diritto essere giudicate solo per quello che fanno, e non per il loro essere maschi o femmine, combattere contro stupidi pregiudizi e stereotipi del passato, dare a tutti la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità e di prendere da soli le proprie decisioni sia una questione di civiltà, non di femminismo.

33 Comments

  1. Sono pienamente d’accordo….valutare una persona per quello che fa, non importa se ha il pisello o la passera, quello investe altri settori del pensiero, come non importa il colore o l’accento.

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  2. Condivido quello che dici, piuttosto non ti curar affatto di chi dà patenti a destra o a manca.
    Ciao….

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  3. E infatti il femminismo nasce e si sviluppa per una questione di civiltà da persone che la pensavano esattamente come te. :o)

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  4. Concordo.

    Al di là comunque di quanto si possa dire circa l’origine storica di questa festa, ti invitiamo se vuoi a ricambiare la visita nel nostro blog dove per l’occasione si parla di un chimico, un malato di cuore, un ottico, un gigolò, dio, un serpente e un ermafrodita.Non è una barzelletta. è il nuovo post di Vongole & Merluzzi. Sull’ 8 marzo. Buona lettura.

    http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/03/08/laltra-faccia-della-mela/

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  5. Non solo per l’otto marzo 2011

    Le mimose sono fiori.
    I fiori sono tanti, milioni.
    Gli esseri umani sono tanti.
    Miliardi.
    I giorni dell’anno sono 365.
    Pochi per celebrare.
    Perchè distinguere?

    Allora celebriamo l’Essere
    ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

    Auguri a te,
    che sei prima di tutto un Essere

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  6. L’8 marzo 1972 la manifestazione della festa della donna si tenne a Roma in piazza Campo dei Fiori. Poche decine di manifestanti avevano alzato cartelli con scritte «scandalose»: «Legalizzazione dell’aborto», «Liberazione omosessuale», «Matrimonio= prostituzione legalizzata». Circolava un volantino che chiedeva che non fossero «lo Stato e la Chiesa ma la donna ad avere il diritto di amministrare l’intero processo della maternità». Quelle scritte sembrarono intollerabili: la polizia caricò, manganellò e disperse le manifestanti. (da Capomazza, Ombra, 8 marzo. Una questione lunga un secolo). Quanta strada si e’ percorsa da allora? Mi sa non tanta. Credo ci sia ancora molto bisogno di “femminismo”, che, concordo con Elena, non mi sembra in sé un insulto – se non nell’intenzione di chi lo pronuncia. C’è ancora bisogno di femminismo anche da parte degli uomini.

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  7. Io sono per la liberta`, ma da entrambe le parti.
    Viva il femminismo, ma anche OK alla liberalizzazione e legalizzazione della prostituzione.
    E aiuto medico agli uomini piu` che alle donne, visto che le ultime hanno circa 5 anni di vita in piu`..

    Gigi

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  8. @elena e @andreana: Io ho questo brutto vizio di usare le parole in modo preciso, per cui quando mi danno della “femminista” mi sento un po’ stranita, perché non ho mai aderito al movimento femminista (anche per questioni anagrafiche) e non mi sono mai trovata d’accordo con alcune tesi sostenute, né, spesso, con la visione della donna e della “femminilità” in genere che questo movimento ha, per cui non mi considero tale: mi considero solo una donna normalissima che pretende, e su questo non accetta mediazioni, l’assoluta parità, ma la rivendica, appunto, come un suo diritto in quanto individuo, non in quanto donna o uomo.
    @gigi: Direi che l’aiuto medico va dato a chi ne ha bisogno, visto che “vivere cinque anni in più” non vuol dire necessariamente vivere meglio o più in salute.
    Quanto alla liberalizzazione della prostituzione, è indice curioso della mentalità tua che tu leghi questo argomento alla “libertà” ed alla parità femminili. Pare che nel tuo cervello, quando dici donna, scatti automaticamente una connessione che unisce il termine a “sesso”, segno che sotto sotto, in fondo, pensi che serviamo solo a quello. Lavoraci, Gigi, perché finché ti resta questa impostazione di fondo, farti capire che siamo tutti esseri umani uguali e con uguale dignità è dura.

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  9. @Galatea
    Secondo le statistiche che io ho visto, in media le donne vivono in salute piu` a lungo di 5 anni rispetto agli uomini.
    Tra le cento persone piu` vecchie al mondo, mi pare che oltre il 90% siano donne.
    Per la parita` dei diritti, proporrei che, a parita` di condizione sociale e stato della malattia, agli uomini venga dato un trattamento preferenziale.
    Non ho capito perche` non sei entrata nel merito della discussione se secondo te, la liberalizzazione della prostituzione possa essere o meno legata alle liberta` della donna (e dell` uomo), ma mi hai subito tacciato di pensare solo a “quello”.
    Da notare che, per la parita`, non ho menzionato prostituzione femminile, in quanto esiste (pare) anche un fiorente mercato di prostituzione maschile.
    Capisco che possa non piacere parlarne , ma visto che parliamo di diritti, parliamo di tutti, anche quelli che magari non ci interessano/piacciono..

    Gigi

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  10. @gigi: Scusa, non ho capito bene: “a parità” di condizione sociale e stato della malattia” (quindi, mettiamo: due anziani che si presentano in Pronto Soccorso con gli stessi sintomi e cui viene data la stessa diagnosi), all’uomo deve venir dato un trattamento “preferenziale”? Solo perché statisticamente parlando potrebbe avere meno chanche di vivere di più? No, ma te le scrivono a Zelig?
    Quanto al resto, chi ha legato la liberalizzazione della prostituzione alla libertà della donna sei tu “Viva il femminismo, ma anche OK alla liberalizzazione e legalizzazione della prostituzione”. Per me, tra l’altro, la liberalizzazione della prostituzione non è mai stato un problema e non ho alcun problema ad accettarla. Ho sempre pensato che le prostitute siano delle professioniste assolutamente rispettabili. Casomai sono i loro clienti che hanno dei gran problemi con il sesso e la sessualità, legata alla loro manifesta incapacità di creare una relazione appagante con una donna. Ecco, per loro una terapia dallo psicologo gliela pagherei volentieri, poveretti.

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  11. In Italia, almeno, la prostituzione non e’ vietata. Lo e’ lo sfruttamento della prostituzione, che e’ altro. Oppure, come le cronache ci stanno insegnando, l’induzione alla sfruttamento minorile. Si tratta di fattispecie incriminatrici che vedono chi si prostituisce come vittima, quindi soggetto debole da tutelare.
    @ Galatea, capisco bene quello che dici. E pur non essendo stata, soprattutto per ragioni anagrafiche, femminista, mi sento così debitrice da quel movimento, e da quelle donne, che non posso che voler loro bene e difenderli a prescindere.

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  12. @Galatea
    Potrebbero avere qualche chance??
    No! Purtroppo hanno (e molte) chance di vivere piu` a lungo, e non di poco.
    Se siamo per la parita` dei dirititi, bisognerebbe aiutare il sesso debole (che non e` quello femminile) a tirare a campare un po` piu` a lungo.
    So che questo puo` non far piacere al sesso forte (che non e` quello maschile)..
    Per quanto riguarda la questione che le prostitute sono delle persone rispettabili mentre quelli che ci vanno sono dei poveretti, mah!, mi sembra un po` di discriminazione anche qua, sta di fatto che la prostituzione in Italia non mi pare sia legalizzata.
    Bisognerebbe farlo, e tassare le prostitute.
    Comunque sono d` accordo con el tue idee liberali in questo caso..

    Gigi

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  13. @Gigi tu per legalizzata intendi disciplinata, regolamentata in qualche modo? Certo la prostituzione genera tutto lavoro al nero, pur essendo una prestazione legale. Non tutto ciò che e’ legale e’ regolamentato. E già così siamo pieni all’inverosimile di burocrazia!

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  14. @gigi: Ah, ok, quindi l’idea è togliere (o fargliele avere solo in un secondo tempo) le cure alle donne perché hanno più chance di cavarsela comunque. Caspita, che genio! Con i tempi che corrono ti faranno subito ministro della Salute, eh.

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  15. @ Gigi: bisogna capire il motivo per cui gli uomini vivono in media meno delle donne, e anche cosa questo significhi (ci sono diversi risultati di mortalità a diverse età). Non sto a dilungarmi qui, ma la cosa ha a che fare con molteplici fattori, tra cui possibile (ma ben lontano dall’essere dimostrato) un differenziale di “programmazione” fisico, e soprattutto con elementi sociali determinati dagli stili di vita e lavoro. Pare, inoltre, che il differenziale di speranza di vita si riduca all’aumentare dell’uguaglianza di genere. Pare, non è sicuro.

    Quello che invece è assolutamente provato è che quello che auspichi, cioè un maggiore e migliore accesso alle cure mediche, è già realtà. Si può cominciare dalla circostanza che i farmaci sono in genere testati sugli uomini, per cui non ne sono chiari gli effetti sulle donne (peraltro, dato che in genere sono testati su uomini occidentali bianchi, è possibile che siano sottovalutati anche gli effetti su popolazioni che hanno condizioni di vita diverse). Ti rimando alla letteratura relativa alla medicina evidence-based.
    Ma si può, anzi si deve, proseguire sull’accesso relativo di uomini e donne alle cure mediche e in generale all’assistenza. Su questo sono stati pubblicati recentemente studi (e anche lavori divulgativi) che mostrano che gli uomini in generale riescono ad ottenere di più in termini sia qualitativi, sia quantitativi. Pare che questo squilibrio sia particolarmente forte nell’età avanzata, quando interseca anche la maggiore incidenza della povertà tra le donne rispetto agli uomini (vera a tutte le età, ma più forte in vecchiaia).

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  16. @ Gigi: speravo di averti rassicurato sull’effettiva implementazione della tua indicazione di policy!

    La mia affermazione si muove su un piano logico diverso rispetto a quello che si può inferire dai dati sulle persone più longeve. Certamente si vede che tra le persone anziane le donne sono di più, e questo si vede anche nelle piramidi della popolazione e nelle proporzioni “naturali” tra donne e uomini nella popolazione generale. 

    La mia affermazione (che pare che questo differenziale si riduca all’aumentare dell’eguaglianza) riguarda, quindi, le popolazioni in generale, non coloro che detengono i record di longevità.

    Quindi parliamo di cose diverse, con metodi diversi e chiaramente utilizzando dati diversi. Anche prescindendo da quello che dice giustamente Andreana su Wikipedia (le cui informazioni vanno vagliate criticamente come quelle di qualsiasi altro contenitore di conoscenza, e che al momento è lontana dall’essere fonte ultimativa di conoscenza, perfino per chi come me crede nell’intelligenza collettiva), le informazioni che si possono inferire dalla prevalenza delle donne tra le persone che hanno un record di longevità vanno lette nel contesto più generale delle statistiche demografiche relative alla popolazione nel suo complesso. 

    Detto ciò, da una ridefinizione dei ruoli e dalla riduzione dei privilegi di una parte dell’umanità a favore dell’eguaglianza di diritti abbiamo tutt* da guadagnare.

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  17. cara galatea, sei molto capace, scrivi brani che val la pena di leggere, ma scrivi troppo di te stessa, secondo; che ti importa che qualcuno ti definisca «femminista»? le etichette van bene ai barattoli non alle persone

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  18. @Laura
    “La mia affermazione (che pare che questo differenziale si riduca all’aumentare dell’eguaglianza) riguarda, quindi, le popolazioni in generale, non coloro che detengono i record di longevità.”
    Purtroppo non cambia nulla.
    Le donne vivono sempre e (quasi) dovunque 4~5 anni di piu`

    “Anche prescindendo da quello che dice giustamente Andreana su Wikipedia”
    Le informazioni di Wikipedia sono prese pari pari dal Gerontology Group.

    “le informazioni che si possono inferire dalla prevalenza delle donne tra le persone che hanno un record di longevità vanno lette nel contesto più generale delle statistiche demografiche relative alla popolazione nel suo complesso. “
    Bella insalata di parole che vorrebbe dire concretamente cosa?
    Ti e` stato dimostrato che, comunque la vedi, le donne vivono anni di piu` degli uomini.
    Guarda qua:
    http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_life_expectancy

    “Detto ciò, da una ridefinizione dei ruoli e dalla riduzione dei privilegi di una parte dell’umanità a favore dell’eguaglianza di diritti abbiamo tutt* da guadagnare.”
    Io continuo a proporre la preferenziale per le cure mediche ai maschietti per parita` di diritti. …

    Gigi

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  19. @galatea: anch’io ho il vizio di usare le parole in modo preciso, per cui, se la definizione che dai di te stessa è quella di una donna che “…che pretende, e su questo non accetta mediazioni, l’assoluta parità, ma la rivendica, appunto, come un suo diritto in quanto individuo, non in quanto donna o uomo”, mi sa che sei proprio femminista perché, cara Galatea, quello è sostanzialmente il “femminismo”.

    Se vuoi la definizione della Treccani direi che coincide con la definizione che ne dai tu:

    “femminismo : Movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne; in senso più generale, insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica.”

    Il fatto poi che tu non abbia aderito per motivi anagrafici al movimento femminista non significa che tu non possa essere femminista. Sarebbe come dire che poiché non ho partecipato alla Rivoluzione francese per motivi anagrafici non posso credere negli ideali di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.

    Ultima cosa: offendersi per la definizione di “femminista”, fa il gioco di chi dagli anni 80 in poi, ha cercato di screditare il movimento e le conquiste delle donne accanendosi solo su certi aspetti del movimento, quelli più radicali o fondamentalisti, per usare un termine di moda. Per esempio il separatismo femminista.

    Guardando solo a queste posizioni radicali, a volte di difficile condivisione, è stato facile arrivare a dire che le femministe odiano gli uomini, di conseguenza che sono tutte lesbiche, e di conseguenza che sono tutte racchie.
    E da lì il termine “femminista” è diventato quasi un insulto da cui le belle gnocche sentono di doversi sottrarre.

    Insomma, il termine “femminista” è incorso nello stesso processo di revisione reazionaria a cui sono state sottoposte tante parole e tanti concetti negli ultimi tristi anni.
    Per esempio “antifascista”, “partigiano”, “comunista”. Ti assicuro che negli anni 70 venivano pronunciati con connotazione positiva, perfino nei telegiornali di rai 1.

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  20. @ Gigi: mi piacerebbe, ma purtroppo non ne ho il tempo, decodificare le mie “insalate di parole” con qualche rapido rudimento di statistica elementare (giusto quella necessaria per leggere il giornale, eh, basata su concetti di aritmetica che non eccedono quanto si impara prima della 5 elementare), ma ora purtroppo non ne ho il tempo. 

    Comunque, non ricordo di aver contestato che, nonostante la forte penalizzazione sociale, politica, nell’accesso a reddito e ai servizi (tra cui le cure mediche), in media le donne vivano più a lungo degli uomini. Ho solo fornito un po’ più informazioni. Ma se non ti fa comodo elaborarle, che fare? Nessun peggior sordo di chi non vuol sentire.

    Quanto alla tua proposta, è già accettata e largamente praticata. Non dichiarata apertamente in Europa, ma giusto così, per convenzione. Solo che non pare bastare. Per cui si procede in modo più efficace e diretto: per esempio, vatti a guardare le cause di morte per le donne dopo i 9 anni e prima dei 65 e i tassi di vittimizzazione per genere (due categorie distinte e separate). 

    I differenziali nella lunghezza della vita per genere cambiano da un paese all’altro e da un tempo all’altro, anche se sono, è vero, squilibrati a favore delle donne (nonostante le azioni dirette e indirette messe in atto). Se li compari nel tempo e nello spazio e li metti in relazione con i livelli di eguaglianza sembra apparire una correlazione tra minori differenziali e maggiore eguaglianza. Guardaci, non importa se poi ci dici il risultato o se te lo tieni per te.

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  21. @Laura
    “Ho solo fornito un po’ più informazioni.”
    Che non cambiano di una virgola quello che ho detto io, purtroppo.
    In che senso dovrei elaborarle?

    “Quanto alla tua proposta, è già accettata e largamente praticata. Non dichiarata apertamente in Europa, ma giusto così, per convenzione.”
    Vuoi dire che se io e una donna della mia eta` ci prenotiamo per un esame, io ho diritto alla precedenza per legge?
    Non sapevo.

    “Per cui si procede in modo più efficace e diretto: per esempio, vatti a guardare le cause di morte per le donne dopo i 9 anni e prima dei 65 e i tassi di vittimizzazione per genere (due categorie distinte e separate). “
    Vatti a vedere non e` un modo molto professionale di porre la questione io ho portato dei siti, tu mi dici vatti a vedere..
    Senza contare il fatto che non stai cambiando di una virgola le cose.. Le donne continuano in vivere in quasi tutti i paesi al mondo di piu` degli uomini.

    “Se li compari nel tempo e nello spazio e li metti in relazione con i livelli di eguaglianza sembra apparire una correlazione tra minori differenziali e maggiore eguaglianza. Guardaci, non importa se poi ci dici il risultato o se te lo tieni per te.”
    Vatti a vedere, guardaci, sembra apparire, minori differenzali (de che?).. Ma come parli?
    Se hai delle informazioni, portale, altrimenti non parlare.
    Prova a fare un discorso serio di statistica con una qualsiasi persona dicendo “sembra apparire” e vedrai dove ti manda..
    Senza contare che, ci ho anche guardato, ma la correlazione tra maggiore eguaglianza e diminuzione del gap dell` aspettativa di vita (se e` qudsto quello che volevi dire) io non l` ho visto

    GIgi

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  22. @ Gigi: un applauso per aver tenuto intimidazione ed invettiva come ultimi nella sequenza degli artifici di distorsione del dibattito. Citando a memoria hai usato: provocazione, spostamento dell’argomento, citazione di dati non pertinenti (nel caso di specie un classico: uso degli estremi della distribuzione mentre si parla di popolazioni), vari ragionamenti paralogici, confusione tra fonti di dati e poi, appunto, l’intimidazione e l’invettiva. Nel caso di specie, purtroppo per te, nemmeno queste ultime attaccano, dato che ho abbastanza esperienza di parlare “seriamente di statistica”.
    Continua così: sei un mito (oltre che sempre più sicuramente un dispositivo elettronico).

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  23. @diego: Eh, già, scrivo troppo di me stessa. Manco questo fosse il mio blog,

    hai ragione, ma siccome il tuo blog è un prodotto letterario e culturale di buon spessore, in qualche modo, a mio sommesso avviso, quando indulgi troppo sul soggettivo, lo rendi troppo simile ad un normale blog, uno dei tanti diari, non brutti ma inutili al lettore, nei quali ci si imbatte

    i tuoi scritti, che mi ricordano stefano benni e anche altri maestri, sarebbero più interessanti senza sapere chi sei, senza sapere chi è l’autore, così si eviterebbero anche i commenti «sulla persona», che tanto appesantiscono questo luogo

    sarebbe molto meglio trovare gli scritti «gettati» nel web, e che qui fossero anche interdetti i commenti, spesso inutili, di noi lettori

    ti prego di non commentare questa mia idea, non amo le ridondanze

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