Elogio del professore incapace

Si parla tanto, e a ragione, di innalzare il livello dei docenti, premiare finalmente il merito nella scuola, far fuori una volta per tutte quegli imboscati fannulloni o incapaci rovinalunni che vegetano da anni in cattedra senza fare un cippa. Giusto, approvo. Ma lasciatemi qui, una volta tanto, dire due parole in loro difesa: perché certo, tutti noi sogniamo per i nostri figli classi tenute da docenti perfetti, con un curriculum di titoli accademici che in confronto Einstein sembra un deficiente e una sequela di corsi di specializzazione, SSIS e incontri di formazione tale da poter riempire pagine e pagine in formato word, facilmente consultabili, da parte dei genitori, sul sito del Ministero; ma ci dimentichiamo quanto dobbiamo noi, che prima di genitori siamo stati alunni, a quei panciafichisti che abbiamo incontrato nel nostro cammino scolastico.

I professori fannulloni si dividono in due grandi categorie, i fancazzisti in malafede e gli incapaci in buonafede.

Il fannullone in malafede è di solito di una disarmante simpatia: non ha voglia di fare un cazzo, ma lo ammette candidamente fin dalla prima volta che entra in classe. Lettore assiduo di giornali, soprattutto la Gazzetta (il professore fancazzista è quasi esclusivamente maschio), non sa nulla della materia che dovrebbe insegnare, ma ne è conscio, quindi, per evitare danni, nemmeno prova ad insegnarla. Se proprio deve fare degli scritti, li concorda con gli alunni preventivamente, per non vedersi costretto a dare qualche insufficienza. Non spiega mai, non interroga, lascia le classi pascolare in allegra anarchia, chiedendo solo di non gridare troppo, altrimenti il collega della classe vicina protesta, e si viene sgamati.

Le ore del prof fancazzista vengono sfruttate dagli alunni, tuttavia, molto più che quelle scolastiche tradizionali: è grazie ai professori fancazzisti che generazioni di ragazzi iscritti forzatamente dai genitori in scuole che non facevano per loro han potuto coltivare le naturali inclinazioni. Durante le ore del prof fancazzista gli artisti di talento finiti al Classico si sono potuti dedicare al disegno, i poeti e musicisti iscritti al tecnico commerciale si sono esercitati a comporre liriche, le estetiste e parrucchiere inopinatamente messe allo Scientifico hanno approfondito la loro conoscenze sulle tonalità dello smalto più cool.

Il professore incapace ma in buona fede è invece una vera e propria jattura, per la famosa regola che gli stupidi fanno sempre più danni dei malvagi.

L’incapace in buona fede infatti assolutamente convinto di essere un docente bravissimo, di avere la verità in tasca, e quindi di non aver bisogno di tutte quelle fregnacce moderne, come i corsi di aggiornamento e via discorrendo, o anche solo di ripassare di tanto in tanto quanto dovrebbe spiegare. Entrato in ruolo millemila anni fa e laureatosi ancora prima, non ha più letto nulla di quello è uscito dopo la sua salita in cattedra, convinto che quelle quattro acche che gli hanno consentito di vincere il concorso (se mai ne ha vinto uno) siano più che sufficienti ed esauriscano, anzi, l’intero scibile sulla sua materia. Il professore incapace è l’uomo (e più spesso la donna) del Libro, inteso come libro di testo adottato, che è sempre lo stesso, anche se ogni quattro anni cambia titolo e copertina. Lo sa a memoria, lo recita come un mantra, e non ammette che possa esistere qualche altra Verità oltre a quelle in esso contenute. Se nel frattempo nella società è intervenuto qualcosa di nuovo, quel qualcosa di nuovo è il male, e va ignorato; se i ragazzi sono cambiati rispetto a quelli di un tempo, a essere sbagliati sono i ragazzi.

L’incapace in buona fede è nemico naturale degli alunni intelligenti e curiosi, perché quelli fanno domande, cercano risposte al di fuori di quello che lui insegna e dice in classe, e quindi sono dei pericolosi sovversivi da tenere sotto controllo e colpire alla prima occasione. Ipocrita come pochi, inonda le classi di verifiche, dove però i voti alti si prendono esclusivamente ripentendo a pappagallo quello che vuole lui. La sua idea di perfezione è una sconfinata moltitudine uniforme, che sa esattamente quello che sa lui, nulla di più e nulla di meno: odia chi è al di sotto della media, perché rallenta la classe, ma ancora di più chi scatta in avanti, o cerca percorsi diversi e strade nuove.

Per quanto possa sembrare assurdo, anche l’incapace in buona fede può però fornire ai ragazzi occasione di maturazione. Basta chiudere le orecchie, non ascoltare quello che dice e concentrarsi sulla sua psicologia. Fuori dalla scuola, purtroppo, il mondo sarà formato per l’80% da individui di quel tipo, imparare a fronteggiarli fin dalla scuola è utile più che sapere la coniugazione di un aoristo passivo. Gli alunni intelligenti usano le ore dell’incapace in buona fede per prendere coscienza del motto stoico per cui ci sono cose che non dipendono da noi, e a quelle bisogna rassegnarsi. Fanno esercizio di tolleranza democratica, imparando che si può ascoltare educatamente per ore uno che spara cazzate senza per forza dare in escandescenze, capiscono quali siano le tecniche di sopravvivenza necessarie per uscire indenni da anni di frequentazioni con questi idioti. Se il docente incapace in buona fede è anche politicizzato, possono usare questa meravigliosa occasione per approfondire la loro consapevolezza in materia: il docente incapace in buona fede è così noioso, monotematico e fanatico nel lodare la sua parte politica che immediatamente gli alunni andranno a cercarsi tutto il materiale dei partiti politici avversi, e lo leggeranno avidamente. Nulla ha contribuito maggiormente alla lettura di Marx dei professori incapaci democristiani e fascistoidi, e più della metà dei liberali ha avuto professori incapaci tenacemente marxisti.

Certo, alla fine di queste maratone, gli alunni non sanno una cippa della materia specifica che quel docente avrebbe dovuto insegnare loro, ma le ore del docente incapace in buona fede non vanno considerate come “lezioni” bensì come “laboratori”: servono all’alunno per definire se stesso, forgiare il carattere. Sono una selezione darwiniana spietata: i migliori traggono in sé la forza per andare avanti, i mediocri pensano che quelle ore siano il paradiso e il professore incapace in buona fede diventa il loro guru: da grandi diventeranno esattamente come lui, cioè degli incapaci, anche se magari non necessariamente professori.

Da una scuola in cui tutti i docenti fossero capaci e motivati gli alunni uscirebbero certamente preparatissimi, ma forse mancherebbe loro quell’esercizio a confrontarsi con il mondo che invece i professori incompetenti e fancazzisti permettono di acquisire sul campo. Vedere che nella scuola fancazzisti ed incapaci riescono ad ottenere un lavoro e mantenerlo a dispetto di tutto e tutti, in virtù di una burocrazia delirante, di appoggi politici smaccati e della generale indifferenza cronica della società, permette ai ragazzi di farsi fin da piccoli una idea precisa di come funzioni il mondo fuori. Imparano cioè fin da subito che la scuola è brutta perché la società è brutta, ma dentro quella brutta scuola e quella brutta società sta a loro trovare le strategie per sopravvivere.

Per cui, quando sento di crociate per innalzare il livello dei docenti e cacciare a pedate tutti i fannulloni ed incapaci, io approvo. Ma spero che non li caccino via tutti. Pedagogicamente sono fondamentali.

 

37 Comments

  1. Ottimo post, cara Galatea, divertente e arguto, forse un po’ schematico in certi punti, ma veritiero: aggiungerei coloro che si lamentano della mediocrità della classe ma non si chiedono come mai gli studenti non seguono (magari leggono il libro di testo in classe invece di spiegarlo); chi è costretto a insegnare più discipline come avveniva una volta per esempio al ginnasio ( il docente titolare insegnava italiano, latino, greco, storia e geografia) sicuramente ottimo in alcune materie, in altre decisamente meno ferrato e così via.

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  2. L’auspicio finale mi pare superfluo, visto che una presenza fisiologica di incapaci ci sarà sempre (postulato valido per qualsiasi campo dell’attività umana).
    La questione, appunto, sta nel riuscire ad avere una situazione di ordine fisiologico e non endemico.
    Per il resto, si sa: ciò che non ci uccide, ci fortifica.

    Saluti

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  3. Rückblick

    Ich hatte schlechte Lehrer.
    Das war eine gute Schule.

    Sguardo retrospettivo

    Ho avuto cattivi maestri.
    È stata una buona scuola.

    Arnfrid Astel

    Da “Giovani poeti tedeschi”, a cura di Roberto Fertonani
    Einaudi 1969

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  4. che bisogno c’è di travestirti da giudice e gli altri da imputato, spaventata tu stessa di essere giudicata? lascia questo compito di giudice agli spiriti religiosi che non pensano ad altro che a tormentarsi, tormentando gli altri

    forse tu agli alunni insegni la vita? no, semplicemente quanto previsto dal piano di studi ministeriale, contenta e soddisfatta per quanto sai aggiungervi di tuo, di veramente speciale, con alacrità e passione autentica, discutendo, ammonendo, verificando, firmando e controfirmando, stigmatizzando, minacciando, sostenendo, recuperando, promuovendo e bocciando. e ti resta anche tanto tempo

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  5. @marcoz: Dopo dieci anni che insegno e che giro varie scuole, almeno nei posti dove sono stata io ho notato che la percentuale di incapaci e fannulloni è già nella soglia fisiologica. L’idea che la scuola pubblica sia piena di professori che non sanno fare il loro mestiere è diffusa, ma poi nella pratica non trova riscontro. Per altro, quelli che arrivano nella scuola pubblica, di solito prima hanno insegnato per decenni nella privata. Com’è, quando stavano lì erano tutti dei geni, e come arrivano nel pubblico non sanno più fare niente?
    @alice: secondo me hai qualche problema con gli ormoni. Un bel respiro, dai, e passa tutto.

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  6. Ho come l’impressione che tu sappia un po’ troppo poco di ciò che giudichi. Sei invitata ufficialmente: una settimana, (tutta tutta!!!) nella mia scuola, mensa, incontri con le famiglie, con gli specialisti, commissioni, aggiornamenti… è una scuola primaria in provincia di Venezia. Ti aspetto!!!

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  7. Probabilmente pochi leggono il sottotitolo del tuo blog…o forse capiscono solo l’ironia di certe persone che danno del Kapo ad altri.

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  8. Mi è piaciuto tantissimo questo post.
    Io ho avuto un esponente di ogni categoria.
    E trovo che tu abbia ragione, i miei professori peggiori sono stati quelli che più mi hanno stimolato a fare meglio.

    Ma nulla tolgo ai bravi professori (veramente, più che altro bravE professoressE).
    Sono comunque stati la maggioranza, per me.

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  9. cara mariangela, in realtà ce l’hai con te stessa, non puoi perdonarti quello che sei e soprattutto quello che non sarai mai

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  10. @tantopercantare: ho conosciuto Galatea in occasione di un convegno (“Ibridamenti”) a Venezia, un paio d’anni fa. Mi è piaciuta subito la sua vena appunto ‘ironica’(oddio, non so se il soggetto ironizzante è anche direttamente l’oggetto dell’ironia che fa)e se qualcosa posso aver intuito, il mio commento non era certo rivolto a te, quanto a quell’alice cui anche Galatea si rivolge simpaticamente… (ovviamente chiedo scusa anch’io del furto di spazio!)

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  11. questo entra di diritto nella mia top 5 dei post migliori made in Galatea! E’ bellissimo vedere lo stesso problema dal punto di vista dell’insegnante e dal mio, alunna in cerca di risposte che molto spesso vengono liquidate con un “zitta tu!”…

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  12. Mi permetto di dissentire, forse perché il mio prof di inglese mi ha procurato danni mica piccoli: idiosincrasia permanente nei confronti delle lingue straniere. Ok, non sarà stata tutta colpa sua, ma lui ha contribuito parecchio. Quello che dici tu l’ho imparato dagli altri professori, che non saranno stati perfetti, ma insegnavano.

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  13. Beh, esiste anche il fannullone in mala fede che ne saprebbe, ma semplicemente non c’ha voglia. Il mio professore di matematica delle medie fu davvero bravo, quelle 2 o 3 volte che ci fece lezione seriamente. Avrebbe forse insegnato volentieri, se avesse potuto scegliere l’argomento a piacere ogni giorno.
    Una mattina sedeva affranto sulla sedia, con lo sguardo spento, in silenzio (noi studenti conoscevamo bene quei segnali). Ci guardò e se ne uscì con un filo di voce: “Lo sapete perché Napoleone ha perso a Waterloo?”. E noi, in coro: “Nooooo, ci dica, perché?”. E via con una lezione di due ore sulla battaglia di Waterloo, con i movimenti delle truppe disegnati sulla lavagna (e oltre, fin sul muro). Una lezione memorabile, come quella sui funghi, e quell’altra…

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  14. OT: certi uppercut a commentatrici/tori “non allineati” mettono a serissimo rischio il blog counter increment, imho.
    Non è bello. 😉

    NOT: io invece spero vivamente che li caccino via tutti tutti tutti (i fannulloni ed incapaci). Che l’idea di dover contribuire personalmente nel pagare loro lo stipendio, ancorché in quota minoritaria/fisiologica mi infastidisce comunque un tantinello.
    Ma ho letto che ora MariaStellina vi mette tutti quanti in riga e in bella vista:

    1. È costituita l’anagrafe nazionale telematica dei docenti, pubblicata sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca.
    2. Detta anagrafe comprende, oltre ai dati anagrafici, i titoli di studio, le abilitazioni, le sedi di servizio, le pubblicazioni, il servizio prestato, le specializzazioni, le certificazioni possedute, con particolare riferimento alle lingue straniere e alle competenze informatiche.
    3. A detta anagrafe è iscritto il personale docente di ruolo e i docenti non di ruolo abilitati e idonei per le specifiche classi di concorso e posti di insegnamento.

    Oooohh… e mo’ vedrai che ti tocca davvero metterti a studiare seriamente un po’ di informatica, cara la mia blogger (altro che cazzeggiare ore e ore su blog, twitter & SN). 😉

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  15. Il fancazzista in malafede non l’ho avuto ma mi sarebbe piaciuto.

    L’incapace in buonafede, di cui hai disegnato un ritratto perfetto, purtroppo sì. Mi insegnava italiano e latino, e per ripicca sono finita a studiare lettere.

    Però avrei tanto tanto voluto una professoressa capace e stimolante, al suo posto.

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  16. sono in totale disaccordo con quanto scritto, perchè un professore incapace fa danni gravissimi, oltre a rubare lo stipendio a spese dei contribuenti

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  17. @Frap: peccato che non sia chiaro da chi e come verrà aggiornato. Perché, per esempio, quando si parla di pubblicazioni, c’è il piccolo problema che fino ad adesso, ad esempio, delle mie, come di quelle di altri che hanno fatto ricerca, l’ex Provveditorato non sapesse nulla dato che non c’era modo di segnalarle negli stampati… 😀

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  18. Lei mi ha riconciliato con la scuola, con l’essere madre, con gli incapaci in buona fede.
    In due parole: mi ha convinto! Grazie.

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  19. @Gala
    Mi pare cosa del tutto coerente con il ruolo preminente che, da sempre, la ricerca ricopre nel BelPaese, eh.
    Ma comunque faccio notare che “con particolare riferimento” si indicano solamente certificazioni relative a:
    – lingue straniere
    – competenze informatiche
    Ergo, poche storie e, per il bene della nazione, cominciare da subito a sudare duramente su bit, bytes, chip & chomp, hardware, software and so on.
    Che, con l’occasione, si rispolvera pure l’inglese.
    Marschhh !! 😀

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  20. Se c’è dell’ironia, in questo post, allora bisogna dire che è veramente amara . . . 😦
    Pur ammettendo che possa esserci del vero in quanto detto, mi sembra che gli aspetti diseducativi, profondamente diseducativi, siano assai più rilevanti di quelli educativi.

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  21. bé, la classica teoria che spiega perchè gli italiani siano tanto bravi a cavarsela e siano così brillantemente geniali in varie discipline: abituati come sono a questa “selezione naturale” in casa propria, quando hanno la possibilità di esprimersi (molto spesso all’estero), poi spaccano.
    ok, un’ottima scuola di vita e può creare delle eccellenze. ma totalmente nevrotica, stressante e frustrante nella maggior parte dei casi.
    siamo sicuri che ne valga la pena?
    clà

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  22. Al liceo ho avuto i due prof da te descritti 🙂
    Con il fancazzista abbiamo imparato poco ma divertiti tanto. Con l’incapace ma in buona fede, abbiamo imparato a memoria la lezione (e subito dimenticata) ma con tanto stress.

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  23. Beh, un altro fattore positivo dell´incapace in buona fede e´l´imparare a non prendere MAI, e dico MAI niente di quello che viene detto in classe per verita´rivelata. Al liceo, una prof d´inglese cosi´mi ha regalato cinque anni di minuzioso controllo di TUTTO quello che diceva con successiva opera di divulgazione delle solenni baggianate. Ha funzionato, se finiro´davvero a fare l`interprete sara´anche merito suo.

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  24. Un grandissimo post. Aggiungo che l’ideale sarebbe alternare, in modo che su ogni materia ti toccasse almeno per un po’ un insegnante ispirato.
    Io insegno all’università ma il fenomeno mi è ben noto, specie quello dell’incapace in buonafede.

    Quanto alla valutazione degli insegnanti, mi pare evidente che ci siano molte cose più importanti di pubblicazioni e computer. (pubblicazioni? Gli insegnanti di scuola?). Ma sono cose difficili da misurare, e anche da definire; il che non è un buon motivo per rinunciarci e valutare cose più semplici e irrilevanti.

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  25. Bello.
    Talmente leggero (come ironia) da combaciare spesso con la realtà.
    Io ho avuto a che fare con validissimi professori che avrebbero meritato lauree e premi a nome loro e con capre istituzionali. E devo dirti che, sì, utilizzavo il tempo delle lezioni di matematica (in un liceo scientifico) a scrivere poesie.
    Migliori di quelle che scriveva lo stesso prof, poi.

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  26. Io ho avuto la sfortuna di non trovarne al liceo di incapaci in buona fede. Per questo lo scontro con la realtà di molti corsi universitari è stato drammatico.

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